
Per mettere in prospettiva quanto fosse massiccio l’attacco al suo culmine, Google afferma che era l’equivalente di ricevere tutte le richieste quotidiane verso Wikipedia in soli 10 secondi.
Questo è avvenuto ad un cliente di Google Cloud Armor, il quale è stato colpito da un attacco DDoS (Distributed Denial-of-Service) sul protocollo HTTPS che ha raggiunto 46 milioni di richieste al secondo (RPS), rendendolo il più grande mai registrato nel suo genere.
In soli due minuti, l’attacco è passato da 100.000 RPS a 46 milioni di RPS da record, quasi l’80% in più rispetto al record precedente, un DDoS HTTPS di 26 milioni di RPS che Cloudflare ha mitigato a giugno.
Christmas Sale -40% 𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗺𝗮𝘀 𝗦𝗮𝗹𝗲! Sconto del 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮 del Corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence" in modalità E-Learning sulla nostra Academy!🚀
Fino al 𝟯𝟭 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, prezzi pazzi alla Red Hot Cyber Academy. 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮.
Per beneficiare della promo sconto Christmas Sale, scrivici ad [email protected] o contattaci su Whatsapp al numero di telefono: 379 163 8765.
Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì. |
L’assalto è durato 69 minuti
L’attacco è iniziato la mattina del 1 giugno, alle 09:45 ora del Pacifico, e ha preso di mira inizialmente il bilanciatore di carico HTTP/S della vittima con soli 10.000 RPS.
In otto minuti, l’attacco si è intensificato a 100.000 RPS ed è intervenuta Cloud Armor Protection di Google generando un avviso e firme basate su determinati dati estratti dall’analisi del traffico.
Due minuti dopo, l’attacco ha raggiunto il picco di 46 milioni di richieste al secondo.
Fortunatamente, il cliente aveva già implementato la regola consigliata da Cloud Armor, consentendo alle operazioni di funzionare normalmente. L’assalto è terminato 69 minuti dopo l’inizio.
“Presumibilmente l’attaccante ha stabilito che non stavano avendo l’impatto desiderato mentre stavano sostenendo spese significative per eseguire l’attacco”
si legge in un rapporto di Emil Kiner (Senior Product Manager) e Satya Konduru (Technical Lead) di Google.
Il malware dietro l’attacco deve ancora essere determinato, ma la distribuzione geografica dei servizi utilizzati punta a Mēris, una botnet responsabile di attacchi DDoS con picchi fino a 21,8 milioni di RPS.
Mēris è noto per l’utilizzo di proxy non protetti per inviare cattivo traffico, nel tentativo di nascondere l’origine.
I ricercatori di Google affermano che il traffico di proveniva da soli 5.256 indirizzi IP sparsi in 132 paesi e sfruttavano le richieste crittografate (HTTPS), indicando che i dispositivi che inviano le richieste hanno risorse di calcolo piuttosto potenti.
“Sebbene fosse necessario terminare la crittografia per ispezionare il traffico e mitigare efficacemente l’attacco, l’uso di HTTP Pipelining ha richiesto a Google di completare relativamente pochi handshake TLS”.
Un’altra caratteristica dell’attacco è l’uso dei nodi di uscita Tor per fornire il traffico. Sebbene quasi il 22% o 1.169 delle fonti incanalassero le richieste attraverso la rete Tor, rappresentavano solo il 3% del traffico di attacco.
Ti è piaciutno questo articolo? Ne stiamo discutendo nella nostra Community su LinkedIn, Facebook e Instagram. Seguici anche su Google News, per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica o Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.

VulnerabilitàÈ stata scoperta, come riportato in precedenza, una grave vulnerabilità in MongoDB che consente a un aggressore remoto, senza alcuna autenticazione, di accedere alla memoria non inizializzata del server. Al problema è stato assegnato l’identificatore…
CyberpoliticaDietro il nome tecnicamente anodino di ChatControl si muove una delle più profonde torsioni del rapporto tra Stato, tecnologia e cittadini mai tentate nell’Unione europea. Non è una legge “contro la pedopornografia online”, come viene…
CulturaConosciamo quello che è stato considerato uno degli uomini di scienza, forse pari solo a Einstein, più poliedrici e geniali dello scorso secolo. Con un ampissimo spettro di talenti scientifici, sviluppati anche grazie ad un…
CybercrimeLa comunità dei criminali informatici sta rapidamente aumentando il suo interesse nel reclutare personale all’interno delle aziende. Invece di sofisticati attacchi esterni, i criminali si affidano sempre più a fonti interne, ovvero persone disposte a…
CyberpoliticaNella Virginia settentrionale, lungo quello che viene ormai definito il “corridoio dei data center”, sorgono enormi strutture senza finestre che costituiscono l’ossatura fisica della corsa statunitense all’intelligenza artificiale. Questi edifici, grandi quanto hangar industriali, assorbono…