
Redazione RHC : 29 Agosto 2021 11:46
Dopo aver trascorso la maggior parte del 2021 a scatenare attacchi informatici su una serie di nazioni occidentali, la Russia ha recentemente pubblicato la sua nuova Strategia di sicurezza nazionale, o NSS, un documento consequenziale nel quale la parola “cyber” è vistosamente assente. L’omissione non è una questione di traduzione, è strategica.
Gli obiettivi della Russia per il conflitto digitale sono molto più ampi della chiusura degli oleodotti e del furto di dati. I funzionari del Cremlino vogliono anche influenzare le menti e, in definitiva, il comportamento dei loro avversari.
Invece del termine ” sicurezza informatica ” ( кибербезопасность ) l’NSS parla di “sicurezza delle informazioni”. (информационная безопасность) Questa può sembrare una differenza semantica, ma è intenzionale e consequenziale nella lingua del Cremlino.
La scorsa settimana, il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha dichiarato che “l’informazione è diventata un’arma” accusando l’Occidente di creare centri di propaganda nell’Europa orientale. Con una sezione completa dell’NSS del 2021 dedicata alla sicurezza delle informazioni, a differenza dell’NSS della Russia del 2015, non c’è dubbio che il Cremlino stia prendendo sul serio l’argomento .
Secondo la dottrina militare russa, la sicurezza delle informazioni rientra in due categorie complementari:
Un componente è dal lato tecnico. Queste attività implicano operazioni come la chiusura delle pipeline, il furto di dati e la sorveglianza dei dispositivi personali. La maggior parte degli americani lo conosce come “sicurezza informatica”.
L’altro elemento della sicurezza delle informazioni è molto più sottile e decisamente furtivo. Piuttosto che infrastrutture e reti, questo lato psicologico delle operazioni russe prende di mira i processi cognitivi dei leader e della popolazione dell’avversario. Si concentra sulla manipolazione psicologica.
Gli strateghi militari russi Chekinov e Bogdanov hanno affermato :
“Nella rivoluzione in corso nelle tecnologie dell’informazione, l’informazione e la guerra psicologica getteranno in gran parte le basi per la vittoria”.
Il capo di stato maggiore dell’esercito russo, Valery Gerasimov, valuta 4 a 1 le misure non militari rispetto a quelle militari.
Detto questo, sicuramente la guerra informatica sta diventando una bomba ad orologeria che tra qualche tempo scoppierà e farà grossi danni.
Entrambe le superpotenze, da una parte dicono che l’altra deve collaborare, ma dall’altra si organizzano per poter essere i leader indiscussi del panorama cyber, mentre il terzo interlocutore, la Cina, ad oggi risulta ancora più organizzato militarmente ad affrontare una guerra cibernetica.
Sicuramente fa comodo a tutti non regolamentare la zona grigia, ma è anche vero che forse oggi è arrivato il momento di farlo.
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