
Le persone tendono a essere più comprensive nei confronti dei chatbot se li considerano interlocutori reali. Questa è la conclusione a cui sono giunti gli scienziati dell’Università Ebraica di Gerusalemme dopo una serie di studi su larga scala pubblicati sulla rivista Nature Human Behaviour.
In nove esperimenti, i ricercatori hanno reclutato più di 6.200 partecipanti. Tutti hanno interagito con chatbot basati su modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), ma alcuni partecipanti credevano di parlare con un essere umano. Questo è stato un fattore chiave nel modo in cui percepivano il supporto e l’empatia del loro interlocutore.
Come osservato nell’articolo, i modelli linguistici moderni dimostrano una notevole capacità di comprendere i contesti sociali ed emotivi. Non solo sono in grado di analizzare lo stato emotivo dell’interlocutore, ma anche di imitare abilmente espressioni di cura, compassione e sostegno.
Christmas Sale -40% 𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗺𝗮𝘀 𝗦𝗮𝗹𝗲! Sconto del 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮 del Corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence" in modalità E-Learning sulla nostra Academy!🚀
Fino al 𝟯𝟭 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, prezzi pazzi alla Red Hot Cyber Academy. 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮.
Per beneficiare della promo sconto Christmas Sale, scrivici ad [email protected] o contattaci su Whatsapp al numero di telefono: 379 163 8765.
Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì. |
Gli autori dello studio sottolineano che, nonostante le capacità empatiche oggettive dell’IA, le persone sono molto più propense a rifiutare il supporto emotivo se sanno di comunicare con una macchina. I soggetti a cui è stato detto che le loro risposte erano state scritte da un essere umano, anche se ciò non era vero, hanno valutato i messaggi come più empatici e di supporto. Erano anche disposti ad aspettare più a lungo per una risposta, credendo che fosse stata preparata da una persona reale.
Allo stesso tempo, i dati hanno mostrato che la convinzione che l’IA fosse coinvolta nella preparazione delle risposte presumibilmente umane riduceva la percezione dell’empatia. Questo effetto persisteva indipendentemente dalla lunghezza delle risposte, dalla velocità con cui venivano ricevute e dallo specifico modello di IA utilizzato nell’esperimento.
Inoltre, lo studio ha scoperto che le persone scelgono sistematicamente l’interazione umana rispetto all’intelligenza artificiale quando hanno bisogno di supporto emotivo, dimostrando quanto sia radicata la necessità di un elemento umano quando si discutono argomenti personali e delicati.
Il rapporto evidenzia anche un interessante paradosso: in termini di accuratezza formale e velocità di elaborazione delle informazioni, l’IA è in grado di comprendere meglio lo stato emotivo di una persona. A differenza degli esseri umani, che potrebbero trovare noiosa l’empatia, l’IA riconosce istantaneamente i segnali emotivi e non sperimenta affaticamento o esaurimento.
Tuttavia, gli esseri umani hanno ancora difficoltà a percepire tale “empatia” da parte delle macchine. Barriere psicologiche e pregiudizi giocano un ruolo chiave, anche quando l’IA dimostra oggettivamente un alto livello di empatia.
È interessante notare che un altro studio ha precedentemente osservato che l’intelligenza artificiale può mostrare segnali di ansia. Nello specifico, il modello GPT-4 ha mostrato un aumento dei punteggi di ansia , misurati mediante test psicologici standard, dopo aver lavorato con scenari traumatici.
Questi risultati sollevano seri interrogativi sulla natura dell’intelligenza artificiale, sui suoi limiti e sul futuro delle interazioni uomo-macchina in situazioni emotivamente intense. Nonostante gli evidenti progressi tecnologici, la percezione pubblica rimane più conservatrice e la fiducia nell’IA è limitata.
Seguici su Google News, LinkedIn, Facebook e Instagram per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica. Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.

HackingIl team AI Research (STAR) di Straiker ha individuato Villager, un framework di penetration testing nativo basato sull’intelligenza artificiale, sviluppato dal gruppo cinese Cyberspike. Lo strumento, presentato come soluzione red team, è progettato per automatizzare…
InnovazioneIl confine tra Cina e Vietnam avrà presto nuovi “dipendenti” che non hanno bisogno di dormire, mangiare o fare turni. L’azienda cinese UBTech Robotics ha ricevuto un contratto da 264 milioni di yuan (circa 37…
CulturaLa cultura hacker è una materia affascinante. E’ una ricca miniera di stravaganti innovazioni, genialità ed intuito. Di personaggi bizzarri, di umorismo fatalista, di meme, ma soprattutto cultura, ingegneria e scienza. Ma mentre Linux ha…
CybercrimeAll’interno di un forum underground chiuso, frequentato da operatori malware e broker di accesso iniziale, è comparso un annuncio che ha attirato l’attenzione della comunità di cyber threat intelligence. Il post promuove “NtKiller”, una presunta…
Cyber ItaliaMentre la consapevolezza sulla cybersicurezza cresce, il mercato nero dei dati personali non accenna a fermarsi. Un recente post apparso su un noto forum frequentato da criminali informatici in lingua russa, scoperto dai ricercatori di…