
Michele Pinassi : 22 Febbraio 2023 16:00
“Giornata importante per gli hacker etici, perché da oggi entrerà in vigore una legge che concede loro molta più libertà. Possono hackerare qualsiasi azienda belga senza permesso.” recita l’articolo pubblicato il 15 febbraio 2023 sul sito belga VRT NWS.
Ci sono comunque dei vincoli previsti: la legge riguarda solo le società belghe. Agli hacker etici non è quindi consentito solo hackerare una società straniera. Inoltre, in qualità di hacker etico, devi segnalare le vulnerabilità che hai riscontrato nei sistemi dell’azienda a tale azienda entro 72 ore. “Non puoi semplicemente testare la sicurezza di un sistema e poi non dire nulla al riguardo.” ha dichiarato a VRT NWS Inti De Ceukelaire, hacker etico belga.
La novità è stata pubblicata anche sul sito web del Centre for Cyber Security Belgium, che ricorda le clausole previste dalla normativa sull’hacking etico:
CVE Enrichment Mentre la finestra tra divulgazione pubblica di una vulnerabilità e sfruttamento si riduce sempre di più, Red Hot Cyber ha lanciato un servizio pensato per supportare professionisti IT, analisti della sicurezza, aziende e pentester: un sistema di monitoraggio gratuito che mostra le vulnerabilità critiche pubblicate negli ultimi 3 giorni dal database NVD degli Stati Uniti e l'accesso ai loro exploit su GitHub.
Cosa trovi nel servizio: ✅ Visualizzazione immediata delle CVE con filtri per gravità e vendor. ✅ Pagine dedicate per ogni CVE con arricchimento dati (NIST, EPSS, percentile di rischio, stato di sfruttamento CISA KEV). ✅ Link ad articoli di approfondimento ed exploit correlati su GitHub, per ottenere un quadro completo della minaccia. ✅ Funzione di ricerca: inserisci un codice CVE e accedi subito a insight completi e contestualizzati.
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Pur con questi “paletti“, che un hacker etico già dovrebbe ben conoscere, il Belgio merita un plauso per il coraggio con cui ha deciso di portare avanti una campagna che porterà a una maggiore cyber-resilienza del contesto ICT nazionale.
L’hacking etico è un tema molto dibattuto anche nella comunità italiana. Molte volte vengono identificate vulnerabilità nei siti web o nei servizi di aziende ed Istituzioni, talvolta per puro caso, ma rimane sempre lo scrupolo se segnalare, come farebbe un buon cittadino (rischiando però di essere coinvolti in una inchiesta penale!), oppure ignorare. Il problema è che i cybercriminali, su queste vulnerabilità, hanno costruito un lucroso business ai danni delle aziende e della collettività (proprio in questi giorni l’ennesimo attacco ad una ASL, la ASL5 di La Spezia, con conseguenti disagi per i cittadini).
Temo che siano poche, pochissime, le aziende e PA che nel nostro Paese hanno emanato una responsibile disclosure policy o un programma di bug bounty (se ne conoscete, vi prego di segnalarmele!): molte altre preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia e non sono mancati, nel recente passato, episodi dove si è preferito denunciare il segnalante che ringraziarlo della segnalazione (emblematica la vicenda dell’hacker etico Evariste Gal0is al portale Rousseau del Movimento 5 Stelle).
Eppure, l’iniziativa del governo Belga probabilmente avrà ricadute positive non solo riguardo la cybersicurezza del suo tessuto produttivo ed economico, riducendo il rischio e migliorandone la resistenza, ma anche sullo stesso “indotto” conseguente a questa nuova possibilità, garantita dalla normativa.
Vedremo come evolverà e quali saranno le ricadute dell’iniziativa ma, personalmente, la ritengo una innovazione meritevole di essere valutata non solo a livello nazionale quanto proprio comunitario, così da definire regole comuni e condivise tra tutti gli stati membri EU e offrire, finalmente, una visione di cyber-resilience diversa e innovativa.
Michele Pinassi
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