
Articolo di: Massimiliano Brolli
Data pubblicazione: 16/04/2020
Quando scoprite una vulnerabilità non documentata – un cosiddetto zeroday – oppure siete un’azienda che produce software e vi viene segnalato un bug, cosa fate?
Siete responsabili? Siete etici?
Il mercato dei bug sta diventando sempre più complesso, connesso a fortissimi interessi economici e caratterizzato da diverse scale di grigio. Seppur esistono delle prassi internazionali (anche in ambito ENISA) che regolano la Coordinated Vulnerability Disclosure, chiamata anche CVD, non sempre la collaborazione tra fornitore e ricercatore di sicurezza porta a un corretto riconoscimento dei bug e, quindi, a un miglioramento generale.
In una situazione di non sempre corretta adozione della CVD, il buonsenso e l’etica diventano allora la strada da seguire, cercando di essere responsabili nelle cose che si fanno, adottando sempre trasparenza e collaborazione.
In questo senso, i termini Responsabilità ed Etica si riferiscono non solo ai ricercatori di bug, ma anche ai fornitori di prodotti hardware e software in quanto una “stretta collaborazione” consente e rinforza la volontà di entrambi di ridurre il rischio per tutte le parti interessate, oltre che per tutti gli utilizzatori di quel prodotto specifico.
Premesso che ancora oggi si discute se sia corretto divulgare le vulnerabilità pubblicamente, oppure tenerle segrete fino alla realizzazione della fix, c’è da dire che spesso si è davanti a mancate risposte dei vendor di prodotto ai ricercatori di bug, cosa che in regime di buon senso è paradossale oltre che controproducente per tutti.
Ecco quindi che il vendor (anche se non ha un programma di Responsible Disclosure o di bug bounty), dovrebbe essere riconoscente al singolo ricercatore che lo informa di una vulnerabilità che lui stesso non ha rilevato sul suo prodotto, cosa che alle volte non accade e che in alcuni casi finisce sui giornali o in cause legali, cosa che abbiamo visto accadere anche a big player quali Google, Apple e Microsoft.
Ma comprendo che il contesto è complicato.
Avere sul National Vulnerability Database (CVN) dei CVE del proprio prodotto può dare fastidio a tutti i produttori, in quanto sta a significare che le cose non siano state fatte “a regola d’arte”.
Ma è anche vero che se quelle vulnerabilità non fossero pubbliche – e se, magari, la weaponization abbia avuto luogo in maniera efficace per poi armare Virus, Rat e Malware di altra natura – la cosa potrebbe finire molto, ma molto peggio.
Occorre quindi sviluppare software sicuro, attivando tutti i corretti programmi di sicurezza; ma siamo grati ai ricercatori che scoprono i bug, perché rendono le nostre applicazioni più sicure e ci aiutano a vedere oltre, arrivando anche dove noi non eravamo riusciti a farlo.
Ti è piaciutno questo articolo? Ne stiamo discutendo nella nostra Community su LinkedIn, Facebook e Instagram. Seguici anche su Google News, per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica o Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.

CybercrimeNel corso della prima metà di dicembre, un’azienda cinese impegnata nell’assemblaggio di dispositivi per Apple è stata colpita da un attacco informatico avanzato che potrebbe aver esposto informazioni sensibili legate a una linea produttiva. L’episodio…
Cyber ItaliaUn post apparso su BreachForums, noto forum underground frequentato da attori della cybercriminalità informatica, ipotizza una presunta compromissione dei sistemi del Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano (MEF). La segnalazione effettuata da un membro della…
CybercrimeAnalisi e correlazioni costruite anche grazie alla piattaforma Recorded Future (Insikt Group), che in questi casi è utile per mettere ordine nel caos tra segnali, rumor e priorità operative. C’è una tradizione natalizia che nessuno…
HackingQuesto articolo analizza una recente e sofisticata campagna di phishing che sfrutta la tecnica Browser-in-the-Browser (BitB) per rubare credenziali, in particolare quelle di servizi come Microsoft 365. L’attacco BitB si distingue per la sua capacità…
VulnerabilitàQuando si parla di sicurezza informatica, è facile cadere nella trappola di pensare che i problemi siano sempre lontani, che riguardino solo gli altri. Ma la realtà è che la vulnerabilità è sempre dietro l’angolo,…