Redazione RHC : 10 Maggio 2021 10:00
Il fuzzing è stata tradizionalmente annoverata come una tecnica sofisticata, utilizzata negli ambienti di laboratorio dai ricercatori professionisti, per scoprire le vulnerabilità nelle interfacce e nelle applicazioni hardware e software.
Questo viene fatto iniettando dati non validi, imprevisti o semi-casuali in un servizio, in un’interfaccia o un programma, monitorando eventi come arresti anomali, salti non documentati di routine, asserzioni di codice non riuscite e potenziali perdite di memoria.
Distribuisci i nostri corsi di formazione diventando un nostro Affiliato
Se sei un influencer, gestisci una community, un blog, un profilo social o semplicemente hai tanta voglia di diffondere cultura digitale e cybersecurity, questo è il momento perfetto per collaborare con RHC Academy. Unisciti al nostro Affiliate Program: potrai promuovere i nostri corsi online e guadagnare provvigioni ad ogni corso venduto. Fai parte del cambiamento. Diffondi conoscenza, costruisci fiducia, genera valore.
Contattaci tramite WhatsApp al 375 593 1011 per richiedere ulteriori informazioni oppure scriviti alla casella di posta [email protected]
Supporta RHC attraverso:
Ti piacciono gli articoli di Red Hot Cyber? Non aspettare oltre, iscriviti alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo.
Uno dei motivi per cui il fuzzing è usato così di rado o in modo così limitato dai criminali è perché è difficile da implementare, ma non per la sua complessità intrinseca, ma perché in un sistema di produzione risulta semplice farsi rilevare dai sistemi di mitigazione a contorno.
La realtà, è che probabilmente esiste un numero incalcolabile di vulnerabilità che potrebbero essere scoperte e sfruttate in software e sistemi operativi disponibili in commercio in questo momento utilizzando la tecnica del fuzzing, ma semplicemente non ci sono abbastanza strumenti di fuzzing appositamente progettati o sviluppatori e disponibili per poterli scoprire.
L’applicazione di modelli di intelligenza artificiale e machine learning abbinati al fuzzing, si stanno cominciando ad intravedere e questa tecnologia di IA, consentirà di rendere questo strumento più efficiente ed efficace.
I criminali informatici potranno sviluppare e addestrare programmi di fuzzing per automatizzare e accelerare la scoperta di vulnerabilità Zero-Day per poi utilizzarli su un determinato obiettivo.
Questo approccio viene definito AIF o meglio conosciuto come Artificial Intelligence Fuzzing.
AIF include generalmente due fasi specifiche. Si tratta di una fase di machine learning e un’altra di Discovery ed Exploit.
Nella fase di Machine Learning, viene istruito il fuzzer per essere il più efficace possibile su uno specifico set di vulnerabilità, mentre nella fase di discovery, lo strumento AIF appreso il modello di sfruttamento, inizierà a sfruttarlo sul target specifico.
Quindi, nella fase di sfruttamento, inizierebbe a iniettare dati strutturati progettati intenzionalmente per quel software per poi monitorarne il risultato. Quindi sarà possibile utilizzare l’apprendimento automatico per perfezionare l’attacco e infine forzare il bersaglio ed indurlo in errore, scoprendo così una vulnerabilità e di conseguenza definire un exploit allo stesso tempo.
Questo approccio di apprendimento automatico supervisionato, guidato da un utente malintenzionato ed addestrato, potrebbe essere ripetuto continuamente, consentendo a un criminale informatico di eseguire combinazioni continue di attacchi per scoprire e sfruttare le vulnerabilità Zero-Day.
In un ambiente in cui sono disponibili attacchi Zero-Day potenzialmente infiniti, anche strumenti avanzati come il sandboxing verrebbero rapidamente sopraffatti.
L’accelerazione del numero e della varietà delle vulnerabilità e degli exploit disponibili, inclusa la capacità di produrre rapidamente exploit Zero-Day e persino di fornire Zero-Day Mining-as-a-service (ZMaaS), può avere un impatto radicale sulla tipologia dei servizi disponibili nelle darknet.
Zero-Day Mining as a Service sarà l’evoluzione del business degli zeroday nelle darknet nel prossimo futuro.
Questo approccio cambierà completamente il modo in cui le organizzazioni si dovranno avvicinare alla sicurezza informatica, perché non c’è modo di anticipare dove si potranno trovare le vulnerabilità Zero-Day, né comprendere come difendersi adeguatamente da esse, in particolare utilizzando i tipi di strumenti di sicurezza legacy che la maggior parte delle organizzazioni ha distribuiti nelle loro reti oggi.
Nel mese di aprile 2025, una valvola idraulica di una diga norvegese è stata forzatamente aperta da remoto per diverse ore, a seguito di un attacco informatico mirato. L’episodio, riportat...
Sul forum underground russo XSS è apparso un post che offre una “Collection di Lead Verificati Italia 2025” con oltre 1 milione di record. Questo tipo di inserzioni evidenzia la con...
Nel cuore dei conflitti contemporanei, accanto ai carri armati, ai droni e alle truppe, si combatte una guerra invisibile, silenziosa e spesso sottovalutata: la cyber war. Non è solo uno scenario...
Le autorità iberiche sono impegnate in un’indagine riguardante un pirata informatico che ha divulgato informazioni sensibili relative a funzionari pubblici e figure politiche di spicco. Tr...
Un insolito esempio di codice dannoso è stato scoperto in un ambiente informatico reale , che per la prima volta ha registrato un tentativo di attacco non ai classici meccanismi di difesa, ma dir...
Copyright @ REDHOTCYBER Srl
PIVA 17898011006