Sandro Sana : 13 Ottobre 2025 11:00
Jensen Huang, CEO di NVIDIA, ha detto apertamente che nel boom dell’intelligenza artificiale i veri vincitori, almeno nel breve/medio periodo, saranno gli elettricisti, gli idraulici e in generale gli artigiani specializzati. Sì, proprio loro: i “colletti blu” che trasformano in realtà i megawatt e i megadati dei nuovi data center.
Una visione che stride (e al tempo stesso si incastra) con l’altra faccia della medaglia: la crescente paura di una bolla speculativa sull’IA, che rischia l’ennesimo “tracollo tecnologico” se i numeri non reggeranno all’urto della realtà.
Nel racconto patinato dell’IA ci dimentichiamo spesso un dettaglio materiale: senza capacità elettrica, raffreddamento, carpenteria, networking e cantiere non parte nulla. Huang lo dice chiaro: serviranno centinaia di migliaia di professionisti qualificati: elettricisti, idraulici, carpentieri, per costruire “fabbriche di IA” in tutto il mondo. È un messaggio quasi controintuitivo nel mezzo delle discussioni sulla “automazione dei colletti bianchi”, ma è terribilmente pragmatico: prima ancora dei modelli, bisogna edificare l’infrastruttura. E quello è lavoro fisico, qualificato, ben pagato e… scarsissimo.
![]() Vuoi diventare un esperto del Dark Web e della Cyber Threat Intelligence (CTI)?Stiamo per avviare il corso intermedio in modalità "Live Class" del corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence". A differenza dei corsi in e-learning, disponibili online sulla nostra piattaforma con lezioni pre-registrate, i corsi in Live Class offrono un’esperienza formativa interattiva e coinvolgente. Condotti dal professor Pietro Melillo, le lezioni si svolgono online in tempo reale, permettendo ai partecipanti di interagire direttamente con il docente e approfondire i contenuti in modo personalizzato. Questi corsi, ideali per aziende, consentono di sviluppare competenze mirate, affrontare casi pratici e personalizzare il percorso formativo in base alle esigenze specifiche del team, garantendo un apprendimento efficace e immediatamente applicabile. Guarda subito l'anteprima gratuita del corso su academy.redhotcyber.com Contattaci per ulteriori informazioni tramite WhatsApp al 375 593 1011 oppure scrivi a [email protected]
Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì. |
Non è una sparata isolata: la carenza di artigiani specializzati è un punto dolente che investitori e big tech continuano a sottolineare, fino a ipotizzare che sarà il collo di bottiglia dell’espansione IA. In parallelo, diverse testate internazionali hanno rilanciato le stesse parole di Huang, perfettamente allineate a questa narrativa di “boom dei mestieri” trainato dall’esplosione dei data center.
Qui entra il mio “taglio personale”. Da CISO lo vedo ogni giorno: l’IA non sostituisce in blocco, ricalibra. Il primo impatto lo stanno sentendo i ruoli ripetitivi e documentali; dove c’è giudizio, contesto, responsabilità e accountability, l’IA è leva, non sostituto. Il problema è che molte aziende scambiano il pilota automatico per una patente di guida: investono in modelli e licenze, ma non in change management, processi, metriche, risk governance. È così che nascono i “tagli facili” sui colletti bianchi: da strategie miope-centriche più che da una reale superiorità della macchina.
Huang, peraltro, una bussola la offre: “l’IA non ti ruba il lavoro, ma lo farà qualcuno che la sa usare”. Tradotto: le competenze ibridate dall’IA diventano vantaggio competitivo. Chi resta fermo alla scrivania guardando il flusso passare, si auto-estromette. Chi impara a “parlare” con i modelli, disegna processi e controlli, aumenta produttività e impatto.
La seconda notizia – la paura di una bolla IA – è la cartina di tornasole. C’è euforia sui mercati, c’è storytelling infinito, ma a valle di alcune promesse mancano ancora cash flow ripetitivi e use case industrializzati a sufficienza. L’articolo pubblicato su Red Hot Cyber mette in fila un clima di incertezza crescente: dalle ammissioni dei leader del settore alle preoccupazioni espresse da istituzioni e banche. È il solito film? Forse. Ma questa volta l’opera è costosa: parliamo di mega-capex per alimentare LLM assetati di energia e calcolo, con orizzonti di ritorno che rischiano di dilatarsi.
Se vuoi una metafora da sala macchine: stiamo correndo a installare tubazioni da un metro di diametro, ma i serbatoi a valle non sono ancora dimensionati per incassare tutto quel flusso di valore. Nel mentre, in molte aziende italiane vedo la solita “bacinella sotto la goccia”: si compra la piattaforma trendy per dire “ce l’abbiamo”, senza ripensare governance, sicurezza, processi, integrazioni. Così il ROI evapora e la bolla… si gonfia.
Mettiamola così: i data center non sono slide, sono acciaio. Lì si incrociano le profezie di Huang e la paura della bolla. Se mancano le competenze per costruirli e operarli, la supply chain rallenta e l’offerta di calcolo resta rigida (prezzi alti, colli di bottiglia). Se invece costruiamo tutto in fretta ma senza risk engineering e security-by-design, il kill-switch arriverà dai costi operativi, dai blackout di affidabilità, o peggio, da incidenti cyber su modelli e pipeline MLOps.
Il punto, per chi fa sicurezza, è semplice e scomodo: l’IA moltiplica esposizione e dipendenze. Governance, audit, controllo degli accessi, tracciabilità dei dati, robustezza dei modelli, protezione della supply chain di firmware e componentistica (UEFI, BMC, telemetria), detection sulle pipeline… se non mettiamo questi “bulloni” mentre montiamo l’impianto, la bolla non scoppia per speculazione: scoppia perché non regge in produzione.
Da qui guardo al contesto italiano con il mio solito pragmatismo: abbiamo una tradizione manifatturiera e impiantistica che può cavalcare questo rinascimento dei mestieri tecnici. Elettricisti, frigoristi, cablatori, sistemisti di rete, tecnici OT: qui c’è lavoro “vero”, ben retribuito, con traiettorie di carriera moderne (pensate alle AI-factory e ai campus edge). Ma servono filiere formative rapide, apprendistati degni del 2025, partnership pubblico-private e, lasciatemelo dire, meno burocrazia e più cantieri. Quello che Huang descrive non è fantascienza: è backlog che molte regioni italiane possono intercettare se si muovono adesso.
Sul fronte “bolla”, invece, la cura è la solita: misurare. KPI e KRI, non pitch deck. Piani di adozione che partono da processi e dati, non da demo. Security & compliance integrata, non cerotti all’ultimo miglio. E soprattutto trasparenza sui costi: energia, raffreddamento, licenze, fine-tuning, retraining, latenza, lock-in. Più i board pretendono numeri e accountability, meno spazio resta alla retorica.
Tiro le somme, senza giri di parole. La frase di Huang è un promemoria utile: l’IA corre su infrastrutture fisiche e oggi il collo di bottiglia sono persone con cassetta degli attrezzi e competenze certificate. È una buona notizia per l’economia reale e per i giovani che vogliono lavori ad alta domanda senza dover passare per forza da quattro anni di università.
Dall’altra parte, la bolla non si evita con gli slogan, ma con esecuzione e disciplina: progetti che generano valore misurabile, controlli che reggono in produzione, investimenti accompagnati da persone, processi e sicurezza. Se costruiamo “acciaio e governance” insieme, l’IA smette di essere un castello di carte e diventa un asset strategico. Se invece continuiamo a vendere slide e a comprare sogni, allora sì: tra un cacciavite e l’ennesimo pitch, scommetto tutto sul cacciavite. Perché i bulloni, alla fine, tengono sempre più dei balloon.
In un mondo in cui la musica è da tempo migrata verso lo streaming e le piattaforme digitali, un appassionato ha deciso di tornare indietro di sei decenni, a un’epoca in cui le melodie potevano anc...
La frase “Costruiremo sicuramente un bunker prima di lanciare l’AGI” dal quale prende spunto l’articolo, è stata attribuita a uno dei leader della Silicon Valley, anche se non è chiaro a chi...
Negli Stati Uniti, una vasta campagna coordinata tramite botnet sta prendendo di mira i servizi basati sul protocollo Remote Desktop Protocol (RDP). Un pericolo notevole è rappresentato dalla scala e...
Un’ondata di messaggi di phishing sta colpendo in questi giorni numerosi cittadini lombardi. Le email, apparentemente inviate da una società di recupero crediti, fanno riferimento a presunti mancat...
La scorsa settimana, Oracle ha avvisato i clienti di una vulnerabilità zero-day critica nella sua E-Business Suite (CVE-2025-61882), che consente l’esecuzione remota di codice arbitrario senza aute...