Massimiliano Brolli : 11 Luglio 2024 10:03
Il mondo si trova di fronte a una nuova, invisibile, ma non meno pericolosa divisione: quella digitale. L’era della collaborazione internazionale, in cui ogni nazione contribuiva con un “mattone” alla costruzione delle infrastrutture tecnologiche globali, sembra essere giunta al termine.
L’ombra della sicurezza nazionale e delle intelligence si estende, e la lunga mano delle sanzioni anticipa gravi ripercussioni che vivremo tra anni e saranno di lungo termine. La cooperazione e la collaborazione stanno lasciando il posto a una crescente autonomia tecnologica, che minaccia di destabilizzare la pace globale.
Questo scenario sta spingendo le superpotenze a erigere non più muri di mattoni, ma “muri digitali”. E come sappiamo bene, dietro ogni muro si cela nazionalismo, intransigenza e risentimento, che metteranno a dura prova la stabilità mondiale.
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Un tempo, la cooperazione internazionale era la chiave per lo sviluppo tecnologico. Ogni paese contribuiva con le proprie competenze per costruire un’infrastruttura digitale globale, promuovendo una connessione planetaria senza precedenti. Abbiamo vissuto anni floridi, soprattutto gli ultimi 20 anni, dove al netto di specifiche guerre, le super potenze sono riuscite a creare quella che abbiamo chiamato “economia globale”, che ha saputo farci davvero sentire cittadini del mondo.
Tuttavia, oggi, le logiche di sicurezza nazionale e di spionaggio, anche a seguito di specifici fatti di terrorismo e dell’incremento della “vita digitale”, hanno spezzato questa rete di collaborazione. La crescente paura che la Cina aumenti le sue capacità nell’intelligenza artificiale e nel calcolo quantistico ha portato gli Stati Uniti a limitare l’accesso a materiali cruciali per lo sviluppo di queste tecnologie. Attraverso sanzioni mirate, gli Stati Uniti stanno cercando di rallentare l’avanzamento tecnologico della Cina, creando una frattura sempre più evidente tra le due potenze.
Ma questa strategia sta generando effetti collaterali non previsti, o meglio previsti ma sottovalutati. La Cina, grazie ai suoi vasti investimenti in ricerca e sviluppo, è riuscita in pochi anni a superare alcune tecnologie americane, diventando sempre più autosufficiente. Anche la Russia, colpita da sanzioni tecnologiche a seguito delle sue azioni belliche, ha intrapreso un cammino simile, investendo massicciamente nello sviluppo di tecnologie interne. Questa corsa verso l’autosufficienza tecnologica sta ridisegnando la mappa delle potenze globali, con gli Stati Uniti D’America che arrancano mentre Cina e Russia accelerano nella realizzazione di specifiche “tecnologie domestiche”, che inevitabilmente faranno capolino nel mercato globale.
In questo scenario di tensioni crescenti, l’Europa si trova come al solito in una posizione di estrema vulnerabilità. Essendo in minima parte autosufficiente sul piano tecnologico e alleata degli Stati Uniti, il vecchio continente rischia nuovamente di trovarsi schiacciato tra due/tre blocchi sempre più autosufficienti e antagonisti.
Questa “strategia”, condizionata dai rapporti di amicizia con gli Stati Uniti, sta indebolendo sempre di più l’Europa, costringendola a dipendere dalle tecnologie e dalle decisioni americane. Inoltre, la creazione di tecnologie proprietarie da parte delle altre superpotenze non farà altro che trasformare l’Europa in un terreno fertile per scontri tecnologici ed economici futuri.
La mancanza di autonomia tecnologica, espone l’Europa a rischi significativi, rendendola vulnerabile non solo economicamente, ma anche strategicamente, militarmente e politicamente.
Questa nuova corsa alla tecnologia proprietaria non si limita a dividere le potenze globali. Sta anche creando nuove barricate digitali che segmentano internet in sfere di influenza sempre più ristrette. La Cina ha da tempo realizzato i suoi Great Cannon e Great Firewall of a China.
Si tratta di “muri digitali” che controllano e limitano l’accesso a internet, creando di fatto una sorta di gestore della censura. La Russia, d’altra parte, sta seguendo lo stesso percorso con l’Internet sovrano costituito dalla Runet. Una grossa rete “intranet” nazionale che mira a isolare il paese dal resto del mondo nel caso ce ne sia una reale esigenza.
Questi muri digitali stanno frammentando internet, minacciando l’idea stessa di una rete globale libera e interconnessa creando “bolle di censura”, che nascondono puro idealismo politico.
Le sanzioni e le limitazioni imposte dagli Stati Uniti stanno paradossalmente accelerando la corsa allo sviluppo tecnologico di Cina e Russia, rendendole sempre più indipendenti. Quella che doveva essere una strategia per contenere le capacità tecnologiche delle altre potenze si sta rivelando un boomerang per gli Stati Uniti, che vedono ridursi la loro influenza tecnologica a livello globale.
Un’apertura maggiore verso la tecnologia avrebbe potuto creare una dipendenza da parte degli altri stati verso le tecnologie americane, fornendo agli Stati Uniti un vantaggio strategico anche in termini di sicurezza nazionale. Invece, la chiusura e le sanzioni stanno solo rafforzando la determinazione degli avversari a diventare autosufficienti.
Possibile che il decisore politico abbia pensato solo a una strategia di contingency e non a una strategia a lungo termine? Cosa ci manca tra i pezzi del puzzle che ancora non comprendiamo? Probabilmente nulla, ma va da sé che le conseguenze stanno iniziando a manifestarsi e non sono affatto incoraggianti.
La stabilità globale nel prossimo futuro non sembra affatto promettere nulla di positivo.
Ogni muro che viene creato, sia fisico che digitale, alimenta divisione, odio, intransigenza e nazionalismo, riproponendo una storia conosciuta, senza calce e mattoni.
La stabilità mondiale è in pericolo, non a causa di conflitti armati, ma per la mancanza di dialogo e collaborazione tra i principali attori globali. I muri digitali che si stanno alzando rischiano di dividere il mondo in blocchi sempre più autosufficienti ed antagonisti, rendendo la pace e la stabilità globale obiettivi sempre più difficili da raggiungere.
Se i paesi non troveranno un modo per abbattere queste barriere e promuovere una maggiore cooperazione tecnologica, il rischio è quello di un mondo sempre più frammentato e instabile.
In conclusione, i muri digitali che si stanno alzando non solo minano la sicurezza del pianeta, ma mettono a rischio la stabilità stessa del mondo.
La mancanza di dialogo e cooperazione economica, accompagnata da un continuo processo di colonialismo tecnologico mondiale, porterà a un conflitto aperto dove mantenere la pace sarà sempre più difficile. La sfida nei prossimi anni sarà trovare un equilibrio tra sicurezza nazionale e cooperazione internazionale, per costruire un futuro in cui la tecnologia sia un ponte e non un muro.
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