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Attacco informatico al Consiglio Superiore della Magistratura. Ma la notizia è che in 2 settimane non siamo riusciti a fare nulla

Redazione RHC : 19 Marzo 2023 16:42

Gli hacktivisti di NoName057(16) ritornano nuovamente in Italia e colpiscono questa volta con un attacco DDoS il sito del consiglio superiore della magistratura.

Sappiamo che questo gruppo di hacktivisti filorussi costantemente bersaglia obiettivi italiani, come le campagne svolte recentemente che hanno visto collassare il sito del Ministero del Lavoro, della Difesa e altri ancora.

Ma la notizia che a nostro avviso deve far riflettere è che il sito del Consiglio Superiore della Magistratura è stato già colpito recentemente. Infatti gli stessi hacker hanno sferrato un attacco DDoS contro csm.it in data 06/03/2023 e a distanza di 2 settimane, la situazione non è cambiata.

Questa volta gli hacktivisti riportano quanto segue:

Abbiamo deciso di visitare gli italiani e abbiamo bloccato il sito web del Consiglio supremo della magistratura di questo paese:

❌https://check-host.net/check-report/f2c0109k1

Ovviamente, il nuovo direttore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza informatica, Bruno Frattasi, non andrà all'inferno😈 A quanto pare verrà licenziato anche per colpa nostra, come è avvenuto con il suo predecessore.

In una situazione del tutto insoddisfacente si trova anche il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, che da diverse settimane indaga senza successo sul nostro viaggio italiano😂

Al netto della propaganda mediatica nelle parole del gruppo, ci viene da chiederci quanto tempo sia necessario per implementare una soluzione cloud e hardware che consenta di mitigare questo genere di attacco.

Nella stessa situazione abbiamo visto il sito dei Carabinieri che di fatto dopo la terza incursione degli hacker, ha collassato e l’unica mitigazione del caso che abbiamo visto è stato il Geolocking.

Quello che ci preme da dire è che stiamo assistendo ad un fenomeno che si può sintetizzare in tre possibili scenari: o nell’assoluto disinteresse delle strutture pubbliche a questo fenomeno, oppure una lentezza dell’apparato di acquisto o peggio ancora una assenza di cultura nel poter fronteggiare questo genere di attacchi.

E’ importante sottolineare che questa tipologia di incidenti, sicuramente non diminuiranno nel prossimo futuro, ma si intensificheranno. Pertanto iniziare a parlare di “velocità di reazione”, diventa quanto mai importante per poter fronteggiare queste minacce.

Ci interessano maggiormente gli APT che il DDoS, ovviamente. Ma se non riusciamo a fronteggiare questi attacchi che sono “palesi”; “incontrovertibili” e “plateali”, come potremmo fronteggiare attacchi più sofisticati di questi?

RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Nel caso in cui l’azienda voglia fornire una dichiarazione a RHC, saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione.

Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.

Chi sono gli hacktivisti di NoName057(16)

NoName057(16) è un gruppo di hacker che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa. Hanno rivendicato la responsabilità di attacchi informatici a paesi come l’Ucraina, gli Stati Uniti e altri vari paesi europei. Questi attacchi vengono in genere eseguiti su agenzie governative, media e siti Web di società private

Le informazioni sugli attacchi effettuati da NoName057(16) sono pubblicate nell’omonimo canale di messaggistica di Telegram. Secondo i media ucraini, il gruppo è anche coinvolto nell’invio di lettere di minaccia ai giornalisti ucraini. Gli hacker hanno guadagnato la loro popolarità durante una serie di massicci attacchi DDOS sui siti web lituani.

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Relativamente all’Italia, il gruppo ha effettuato una serie di attacchi di Distributed Denial of Service ad obiettivi come:

Le tecniche di attacco DDoS utilizzate dal gruppo sono miste, prediligendo la “Slow http attack”.

Che cos’è un attacco Distributed Denial of Service

Un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) è un tipo di attacco informatico in cui vengono inviate una grande quantità di richieste a un server o a un sito web da molte macchine diverse contemporaneamente, al fine di sovraccaricare le risorse del server e renderlo inaccessibile ai suoi utenti legittimi.

Queste richieste possono essere inviate da un grande numero di dispositivi infetti da malware e controllati da un’organizzazione criminale, da una rete di computer compromessi chiamata botnet, o da altre fonti di traffico non legittime. L’obiettivo di un attacco DDoS è spesso quello di interrompere le attività online di un’organizzazione o di un’azienda, o di costringerla a pagare un riscatto per ripristinare l’accesso ai propri servizi online.

Gli attacchi DDoS possono causare danni significativi alle attività online di un’organizzazione, inclusi tempi di inattività prolungati, perdita di dati e danni reputazionali. Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono adottare misure di sicurezza come la limitazione del traffico di rete proveniente da fonti sospette, l’utilizzo di servizi di protezione contro gli attacchi DDoS o la progettazione di sistemi resistenti agli attacchi DDoS.

Occorre precisare che gli attacchi di tipo DDoS, seppur provocano un disservizio temporaneo ai sistemi, non hanno impatti sulla Riservatezza e Integrità dei dati, ma solo sulla loro disponibilità. pertanto una volta concluso l’attacco DDoS, il sito riprende a funzionare esattamente come prima.

Che cos’è l’hacktivismo cibernetico

L’hacktivismo cibernetico è un movimento che si serve delle tecniche di hacking informatico per promuovere un messaggio politico o sociale. Gli hacktivisti usano le loro abilità informatiche per svolgere azioni online come l’accesso non autorizzato a siti web o a reti informatiche, la diffusione di informazioni riservate o il blocco dei servizi online di una determinata organizzazione.

L’obiettivo dell’hacktivismo cibernetico è di sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni importanti come la libertà di espressione, la privacy, la libertà di accesso all’informazione o la lotta contro la censura online. Gli hacktivisti possono appartenere a gruppi organizzati o agire individualmente, ma in entrambi i casi utilizzano le loro competenze informatiche per creare un impatto sociale e politico.

È importante sottolineare che l’hacktivismo cibernetico non deve essere confuso con il cybercrime, ovvero la pratica di utilizzare le tecniche di hacking per scopi illeciti come il furto di dati personali o finanziari. Mentre il cybercrime è illegale, l’hacktivismo cibernetico può essere considerato legittimo se mira a portare all’attenzione pubblica questioni importanti e a favorire il dibattito democratico. Tuttavia, le azioni degli hacktivisti possono avere conseguenze legali e gli hacktivisti possono essere perseguiti per le loro azioni.

La tecnica del “Slow Http Attack”

L’attacco “Slow HTTP Attack” (l’articolo completo a questo link) è un tipo di attacco informatico che sfrutta una vulnerabilità dei server web. In questo tipo di attacco, l’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete al server bersaglio, con lo scopo di tenere occupate le connessioni al server per un periodo prolungato e impedire l’accesso ai legittimi utenti del sito.

Nello specifico, l’attacco Slow HTTP sfrutta la modalità di funzionamento del protocollo HTTP, che prevede che una richiesta HTTP sia composta da tre parti: la richiesta, la risposta e il corpo del messaggio. L’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete, in cui il corpo del messaggio viene inviato in modo molto lento o in modo incompleto, bloccando la connessione e impedendo al server di liberare le risorse necessarie per servire altre richieste.

Questo tipo di attacco è particolarmente difficile da rilevare e mitigare, poiché le richieste sembrano legittime, ma richiedono un tempo eccessivo per essere elaborate dal server. Gli attacchi Slow HTTP possono causare tempi di risposta molto lenti o tempi di inattività del server, rendendo impossibile l’accesso ai servizi online ospitati su quel sistema.

Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono implementare soluzioni di sicurezza come l’uso di firewall applicativi (web application firewall o WAF), la limitazione delle connessioni al server e l’utilizzo di sistemi di rilevamento e mitigazione degli attacchi DDoS.

Redazione
La redazione di Red Hot Cyber è composta da un insieme di persone fisiche e fonti anonime che collaborano attivamente fornendo informazioni in anteprima e news sulla sicurezza informatica e sull'informatica in generale.