
Cloudflare ha registrato un netto calo degli attacchi DDoS nel secondo trimestre del 2025, bloccandone 7,3 milioni, rispetto ai 20,5 milioni segnalati nel primo trimestre. Nonostante il calo complessivo degli attacchi, la quota di incidenti estremi è aumentata significativamente.
Nel secondo trimestre, Cloudflare ha registrato una media di 71 attacchi ipervolumetrici al giorno, portando il totale a oltre 6.500. Questi attacchi, caratterizzati da un’intensità estrema, sono diventati particolarmente evidenti nel contesto del calo generale. Un incidente di questo tipo ha raggiunto il picco di 7,3 terabit al secondo e 4,8 miliardi di pacchetti al secondo in meno di un minuto. Questi picchi di traffico sono accompagnati non solo da attacchi di forza bruta, ma anche da tecniche più subdole, come la scansione delle vulnerabilità in background, che consente agli aggressori di aggirare le difese standard.
Il numero di attacchi L3/L4 è diminuito dell’81% rispetto al primo trimestre, attestandosi a 3,2 milioni, mentre gli attacchi HTTP sono aumentati del 9%, raggiungendo quota 4,1 milioni. Oltre il 70% degli attacchi HTTP proveniva da botnet note. I metodi più frequentemente utilizzati si basavano sul sovraccarico tramite protocolli DNS, TCP SYN e UDP.
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I criminali informatici hanno preso di mira più spesso le aziende di telecomunicazioni e i fornitori di servizi, seguiti dai settori di Internet, dei servizi IT e del gioco d’azzardo. Le regioni più colpite sono state Cina, Brasile, Germania, India, Corea del Sud, Turchia, Hong Kong, Vietnam, Russia e Azerbaigian. La maggior parte degli attacchi ha avuto origine da Indonesia, Singapore, Hong Kong, Argentina e Ucraina.
Di particolare rilievo è l’aumento degli attacchi che superano la soglia dei 100 milioni di pacchetti al secondo, con un aumento del 592% rispetto al trimestre precedente. Anche gli attacchi ransomware sono aumentati del 68%. In questi casi, gli aggressori minacciano di lanciare un attacco DDoS o ne stanno già eseguendo uno, chiedendo poi un compenso per fermarlo.
Cloudflare sottolinea che gli attacchi di grandi dimensioni stanno diventando sempre più frequenti. Su 100 attacchi HTTP, sei superano un milione di richieste al secondo e su 10.000 attacchi L3/L4, cinque superano 1 terabit al secondo, con un aumento del 1.150% in un trimestre.
L’azienda ha anche segnalato l’attività della botnet DemonBot , che prende di mira i sistemi Linux, principalmente i dispositivi IoT vulnerabili. Il malware sfrutta porte aperte e password deboli per ingaggiare i dispositivi in attacchi DDoS su larga scala a livello UDP, TCP e applicazione. DemonBot è controllato tramite server di comando e controllo ed è in grado di generare enormi quantità di traffico, attaccando servizi di gaming, hosting e aziendali.
La diffusione di tali minacce è associata a problemi tipici: scarsa sicurezza dei dispositivi IoT, porte SSH aperte e software obsoleto. Tali vulnerabilità, in combinazione con tecniche come attacchi TCP riflessi, amplificazione DNS e burst di traffico ingannevoli, vengono sempre più analizzate nei report di Cloudflare sulla sicurezza delle minacce e delle API.
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