Hacking di Stato fuori controllo? Il nuovo accordo internazionale vuole fermarlo
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Hacking di Stato fuori controllo? Il nuovo accordo internazionale vuole fermarlo

Hacking di Stato fuori controllo? Il nuovo accordo internazionale vuole fermarlo

13 Aprile 2025 09:33

Questa settimana Parigi è stata teatro di complessi colloqui diplomatici sulle misure da adottare per contrastare la diffusione incontrollata e l’uso di strumenti di hacking commerciali. Francia e Regno Unito hanno lanciato un’iniziativa congiunta denominata Pall Mall Process, che mira a sviluppare nuove norme che disciplinino il commercio e l’uso di strumenti commerciali per la lotta alla criminalità informatica (CCIC).

Nonostante gli obiettivi ambiziosi, il processo ha finora incontrato delle difficoltà. Molti paesi partecipanti hanno difficoltà ad abbandonare le pratiche consolidate e non tutti credono nell’efficacia delle misure proposte. Tuttavia, nella fase finale, è stata predisposta una bozza di accordo, che viene inviato ai governi, organizzazioni internazionali, comunità scientifica e aziende tecnologiche. Il documento propone una serie di impegni volontari.

Tra le misure proposte:

  • regolamentazione dello sviluppo e dell’esportazione di strumenti di hacking;
  • creazione di meccanismi di controllo interno per il loro utilizzo;
  • implementazione di sistemi di valutazione della vulnerabilità;
  • rifiuto di acquistare da aziende ritenute coinvolte in attività illegali;
  • introdurre sanzioni nei confronti di coloro che traggono vantaggio dall’uso irresponsabile delle CCIC.

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La rilevanza del problema è sottolineata dai casi in cui tali tecnologie sono state utilizzate contro giornalisti, attivisti per i diritti umani, esponenti dell’opposizione e persino funzionari stranieri. Inoltre, la distribuzione incontrollata di CCIC indebolisce l’economia della sicurezza informatica, incoraggiando l’occultamento delle vulnerabilità per un successivo sfruttamento.

Tuttavia, l’approvazione dell’accordo è complicata dal fatto che ai negoziati non partecipano i maggiori paesi esportatori della CCIC, tra cui Israele, India, Austria, Egitto e Macedonia del Nord. L’assenza di Israele è particolarmente evidente, poiché lì hanno sede due delle quattro aziende sanzionate dagli Stati Uniti per aver venduto strumenti di repressione digitale.

Tuttavia, ci sono segnali di progresso. Fonti riferiscono di un coinvolgimento informale di Israele e della NSO Group in corso, sebbene ancora in una fase iniziale e senza che ci si aspetti che il documento venga firmato nella fase attuale.

Il progetto si basa su un Codice di condotta volontario ispirato al Documento di Montreux-Ginevra e al Codice di condotta per le società di sicurezza private. L’obiettivo è quello di creare uno standard etico internazionale per il settore dell’hacking, con particolare attenzione al rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani.

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