
Redazione RHC : 31 Ottobre 2025 22:22
A cura di Vicki Vinci, SOC Architect – International di Fortinet
Il trend tecnologico di assoluto maggior rilievo degli ultimi anni è senza dubbio l’avvento dell’Artificial Intelligence soprattutto declinata nella sua componente generativa (GenAI). Accantonando per il momento le considerazioni su come il mercato ne abbia fatto adozione, non è negabile che nel mondo della sicurezza questa evoluzione abbia portato una serie di cambiamenti molto significativi.

Proviamo ad analizzare alcuni casi d’uso su cui l’industria della security e la community hanno provato a focalizzare maggiormente l’attenzione:
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Partendo dal primo esempio non v’è dubbio che la possibilità di utilizzare strumenti di GenAI abbia facilitato e di molto il compito degli attaccanti su molteplici fronti:
Allo stesso tempo chi ha come sua missione la difesa, viene affiancato da soluzioni in grado di:
Perché questa serie di opzioni possa essere messa in campo, uno degli elementi fondamentali è la disponibilità di un motore di LLM (pubblico o privato che sia) che inevitabilmente diventa a sua volta oggetto di possibili attacchi. La disponibilità, l’integrità e confidenzialità dei contenuti sono messi in pericolo sia singolarmente che in modo congiunto a seconda delle metodologie utilizzate.
A tal proposito i modus operandi che vediamo essere messi in atto dai Threat Actors con maggiore frequenza sono:
In ultima istanza l’industria della Cyber Security si è messa in movimento per dare il suo contributo nella difesa di questa componente sempre più fondamentale nella nostra economia digitale. Mappando le tipologie di attacco appena citate, le soluzioni che stanno guidando il mercato sono:
In ognuno di questi casi d’uso, l’ingresso degli strumenti di Artifical Intelligence ha cambiato radicalmente il livello qualitativo ma anche le tempistiche collegate alle varie fasi dell’attacco. Se in precedenza l’intervento umano era ancora una componente fondamentale in alcuni dei passaggi, oggi molte di queste attività possono essere delegate a macchine che sono in grado sia di accelerare che di parallelizzare i task accorciandone le tempistiche e moltiplicandone i volumi.
Con queste premesse diventa mandatorio mettere a disposizione dei Blue-Team strumenti che possano contrastare le nuove modalità d’attacco pareggiandone sia i tempi che le quantità. L’obiettivo finale è quello di mettere a disposizione dell’analista informazioni quanto più possibile ricche di dettaglio e che minimizzino il tempo di analisi e decisione delle contromisure, quando non siano già state messe in campo in maniera automatizzata.
Se gli attaccanti stanno utilizzando sempre più la tecnologia (oltre che le tecniche di Social Engineering) elevando la potenza delle loro attività nella scala del “tempo-macchina”, anche i difensori non possono esimersi da adottare strategie e strumenti che permettano loro di rispondere nello stesso ordine di grandezza della scala temporale. Minimizzare il dwell time farà sempre più la differenza tra un attacco andato a buon fine da un’eccellente capacità di risposta e contenimento.
Per tutti gli approfondimenti del caso è disponibile la pagina dedicata.
Redazione
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