Pensavo fosse amore…invece era love scam
Red Hot Cyber
Condividi la tua difesa. Incoraggia l'eccellenza. La vera forza della cybersecurity risiede nell'effetto moltiplicatore della conoscenza.
Condividi la tua difesa. Incoraggia l'eccellenza.
La vera forza della cybersecurity risiede
nell'effetto moltiplicatore della conoscenza.
Fortinet 970x120px
320×100
Pensavo fosse amore…invece era love scam

Pensavo fosse amore…invece era love scam

19 Novembre 2022 15:24

Autore: Stefano Gazzella

Tutti i cinici che spesso ripetono che l’amore è una truffa possono trovare (almeno) una gioia nell’alzata di palla tutta digitale del fenomeno del c.d. love scam o truffa romantica. Ovverosia uno dei metodi impiegati dai cybercriminali per ottenere facili guadagni attraverso una manipolazione che prende di mira un singolo individuo e non una massa indefinita di soggetti.

A differenza del phishing, dunque, la frode è attuata in modo più strutturato e fa in modo di impiegare come leva principale di attuazione la fiducia della vittima. In questo caso, fiducia che si acquisisce attraverso un corteggiamento tramite un falso account di social network o su una app di incontri, il quale ha funzione di esca e viene impiegato per la richiesta di primo contatto.

Ovviamente, il profilo è strutturato innanzitutto ricorrendo a foto rubate o altrimenti generate attraverso l’impiego di software, ed accompagnato da alcune informazioni verosimiglianti e molto spesso studiate per essere efficaci nei confronti di un determinato cluster di vittime.

In genere, ciò che viene creato è il profilo di un interlocutore desiderabile, con gusti e abitudini potenzialmente compatibili con un vasto numero di soggetti in modo tale da rendere più ampia la platea delle vittime. Una volta instaurato il primo contatto, il cybercriminale studia la potenziale vittima selezionando e costruendo così ulteriori compatibilità avvalendosi o dalle tracce digitali lasciate attraverso l’attività su social o anche, più semplicemente, dalle informazioni che spesso la vittima fornisce volontariamente.

Giovandosi di tecniche mirate di ingegneria sociale diventa possibile carpire l’attenzione per poi costruire un grado di fiducia bastevole per iniziare a presentare alcuni bisogni e richieste d’aiuto. La diminuita attenzione derivante dal coinvolgimento emotivo porta così ad essere maggiormente propensi alla soddisfazione di richieste di denaro, che solitamente iniziano con il racconto – mascherato con le vesti della confidenza – di un imprevisto occorso o altrimenti della stanchezza derivante dal dover fornire assistenza ad un parente malato da tempo. Nel tempo, le richieste vengono reiterate facendo leva su questo legame totalmente artefatto e per lo più fondato su un vero e proprio corrispettivo di “emozioni virtuali”.

Il sospetto viene inconsciamente accantonato, anche e soprattutto per il senso di vergogna di apprendere che in realtà si è stati oggetto di manipolazione. Alcune fragilità aumentano nel digitale soprattutto in ragione di una falsa percezione della realtà che porta ad abbandonare talune difese spesso proprio per inconsapevolezza.

Eppure, ciò che è nel digitale produce effetti nel reale e dunque occorre un approccio consapevole a riguardo e adottare di conseguenza le medesime accortezze che si sarebbero assunte nel coltivare una relazione nel mondo analogico.

Sebbene la Polizia postale e delle comunicazioni indichi alcuni suggerimenti molto utili e di senso pratico, forse però è opportuno risalire la fonte del problema: una dispercezione del sé digitale e delle implicazioni delle proprie azioni che comunque sono riconducibili – legalmente e materialmente – ad un proprio io uno e indivisibile che è e definisce la persona.

Dispercezione la quale è frutto avvelenato di una mancata educazione digitale. Frutto che beninteso giova a nutrire i comportamenti e crea ottimi utenti. Ma che molto meno giova alle persone.

Seguici su Google News, LinkedIn, Facebook e Instagram per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica. Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.

Immagine del sito
Stefano Gazzella

Privacy Officer e Data Protection Officer, è Of Counsel per Area Legale. Si occupa di protezione dei dati personali e, per la gestione della sicurezza delle informazioni nelle organizzazioni, pone attenzione alle tematiche relative all’ingegneria sociale. Responsabile del comitato scientifico di Assoinfluencer, coordina le attività di ricerca, pubblicazione e divulgazione. Giornalista pubblicista, scrive su temi collegati a diritti di quarta generazione, nuove tecnologie e sicurezza delle informazioni.

Lista degli articoli
Visita il sito web dell'autore

Articoli in evidenza

Immagine del sito
Sbarca sul Dark Web DIG AI! Senza Account, Senza costi e … senza nessuna censura
Redazione RHC - 21/12/2025

Un nuovo strumento AI è apparso sul dark web e ha rapidamente attirato l’attenzione degli esperti di sicurezza, e non per le migliori ragioni. Si tratta di un servizio di intelligenza artificiale chiamato DIG AI,…

Immagine del sito
Il cloud USA può diventare un’arma geopolitica? Airbus inizia a “cambiare rotta”
Redazione RHC - 21/12/2025

Negli ultimi mesi, una domanda sta emergendo con sempre maggiore insistenza nei board aziendali europei: il cloud statunitense è davvero sicuro per tutte le aziende? Soprattutto per quelle realtà che operano in settori strategici o…

Immagine del sito
Kimwolf, la botnet che ha trasformato smart TV e decoder in un’arma globale
Redazione RHC - 20/12/2025

Un nuovo e formidabile nemico è emerso nel panorama delle minacce informatiche: Kimwolf, una temibile botnet DDoS, sta avendo un impatto devastante sui dispositivi a livello mondiale. Le conseguenze di questa minaccia possono essere estremamente…

Immagine del sito
35 anni fa nasceva il World Wide Web: il primo sito web della storia
Redazione RHC - 20/12/2025

Ecco! Il 20 dicembre 1990, qualcosa di epocale successe al CERN di Ginevra. Tim Berners-Lee, un genio dell’informatica britannico, diede vita al primo sito web della storia. Si tratta di info.cern.ch, creato con l’obiettivo di…

Immagine del sito
ATM sotto tiro! 54 arresti in una gang che svuotava i bancomat con i malware
Redazione RHC - 20/12/2025

Una giuria federale del Distretto del Nebraska ha incriminato complessivamente 54 persone accusate di aver preso parte a una vasta operazione criminale basata sull’uso di malware per sottrarre milioni di dollari dagli sportelli automatici statunitensi.…