Red Hot Cyber
Condividi la tua difesa. Incoraggia l'eccellenza. La vera forza della cybersecurity risiede nell'effetto moltiplicatore della conoscenza.
Cerca
2nd Edition GlitchZone RHC 970x120 2
Enterprise BusinessLog 320x200 1
Quando l’MFA non basta! Abbiamo Violato il Login Multi-Fattore Per Capire Come Difenderci Meglio

Quando l’MFA non basta! Abbiamo Violato il Login Multi-Fattore Per Capire Come Difenderci Meglio

Sandro Sana : 19 Maggio 2025 10:21

Nel mondo della cybersecurity esiste una verità scomoda quanto inevitabile: per difendere davvero qualcosa, bisogna sapere come violarlo. L’autenticazione multi-fattore è una delle colonne portanti della sicurezza informatica moderna. Dovrebbe essere una barriera invalicabile per i criminali informatici. Ma cosa succede se quella barriera, invece di essere abbattuta con la forza bruta, viene semplicemente aggirata con astuzia?

È quello che il team cyber di Eurosystem, composto da Kevin Chierchia (Red TeamMalware Analyst), Fabio Lena (Red Team – Phishing & Awareness Specialist), Leonardo Taverna (Cyber Security Intern) e Bernardo Simonetto (Red Team Threat Hunter), ha voluto scoprire. L’occasione è arrivata durante un’attività di Adversary Emulation per un cliente, dove l’obiettivo era valutare la resilienza reale delle difese aziendali contro scenari verosimili.

E così, è nata una domanda: “È possibile simulare un attacco phishing che riesca a superare anche l’autenticazione a più fattori?”.

Un’impresa che potrebbe sembrare contraddittoria: perché investire tempo e risorse per aggirare una delle più importanti misure di sicurezza esistenti? La risposta è semplice quanto inquietante: perché i criminali informatici lo stanno già facendo. E lo fanno bene.


Cve Enrichment Redhotcyber

CVE Enrichment
Mentre la finestra tra divulgazione pubblica di una vulnerabilità e sfruttamento si riduce sempre di più, Red Hot Cyber ha lanciato un servizio pensato per supportare professionisti IT, analisti della sicurezza, aziende e pentester: un sistema di monitoraggio gratuito che mostra le vulnerabilità critiche pubblicate negli ultimi 3 giorni dal database NVD degli Stati Uniti e l'accesso ai loro exploit su GitHub.

Cosa trovi nel servizio:
✅ Visualizzazione immediata delle CVE con filtri per gravità e vendor.
✅ Pagine dedicate per ogni CVE con arricchimento dati (NIST, EPSS, percentile di rischio, stato di sfruttamento CISA KEV).
✅ Link ad articoli di approfondimento ed exploit correlati su GitHub, per ottenere un quadro completo della minaccia.
✅ Funzione di ricerca: inserisci un codice CVE e accedi subito a insight completi e contestualizzati.


Supporta Red Hot Cyber attraverso: 

  1. L'acquisto del fumetto sul Cybersecurity Awareness
  2. Ascoltando i nostri Podcast
  3. Seguendo RHC su WhatsApp
  4. Seguendo RHC su Telegram
  5. Scarica gratuitamente “Byte The Silence”, il fumetto sul Cyberbullismo di Red Hot Cyber

Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì.

È bene ricordare che simulazioni come questa devono sempre essere svolte in ambienti autorizzati e controllati, nel rispetto della legge e degli obiettivi condivisi con il cliente.

L’idea: MITM tra utente e portale, sfruttando un proxy

l principio alla base è tanto semplice quanto pericoloso: creare un proxy MITM (Man-In-The-Middle) che si frapponga tra la vittima e il vero portale di autenticazione. In questo modo, tutto ciò che l’utente inserisce – incluse le credenziali e i token MFA – viene intercettato in tempo reale e riutilizzato dall’attaccante per “loggarsi” prima che scada.

Durante la fase di ricerca, il team si è imbattuto nel documento “Top Phishing Techniques” di Hadess.io, che ha rappresentato una fonte di ispirazione concreta. Da lì, il passo verso la sperimentazione pratica è stato breve

Evilginx 3 e GoPhish: due volti dello stesso attacco, cocktail perfetto (e velenoso)

Il cuore del progetto è Evilginx 3, una piattaforma open source pensata per simulare attacchi man-in-the-middle (MitM) altamente sofisticati. A differenza dei classici attacchi di phishing, che mirano a sottrarre username e password, Evilginx è in grado di catturare anche i token di sessione emessi dopo l’autenticazione, rendendo di fatto inutile la protezione MFA in molte sue forme.

Evilginx agisce come un transparent proxy: clona fedelmente le pagine di login dei principali provider (Microsoft 365, Google, Okta…) e inoltra tutto il traffico tra la vittima e il sito reale. L’utente inserisce le proprie credenziali, supera l’MFA, e nemmeno se ne accorge, perché la risposta arriva dal vero server. Ma nel frattempo, il token di sessione è stato intercettato e può essere utilizzato per accedere direttamente all’account compromesso.

Il team ha integrato Evilginx con GoPhish, potente framework di social engineering, per orchestrare campagne su larga scala, automatizzate, e personalizzate in base ai profili delle vittime. Il risultato? Una piattaforma ibrida, modulare e perfettamente aderente alle reali minacce che oggi si muovono nel dark web.

L’impatto reale: se anche l’MFA può cadere

Il risultato ha dimostrato quanto sia possibile – e realistico – orchestrare un attacco in grado di eludere anche una delle misure difensive più propagandate degli ultimi anni. Ma attenzione: non è un fallimento dell’MFA, né un invito a dismetterla.  Quello che emerge da questo tipo di simulazioni non è solo una vulnerabilità tecnica, ma un problema sistemico. La fiducia cieca nelle tecnologie di autenticazione multifattore rischia di diventare il nuovo anello debole della catena. Non perché l’MFA non funzioni – al contrario, è una barriera indispensabile – ma perché non è infallibile. E soprattutto, non è sufficiente da sola.

Video che riproduce l’intero attacco che è stato svolto

Le aziende spesso implementano l’MFA come “sigillo finale” della sicurezza, rilassandosi dietro alla sua presunta inviolabilità. Ma un attacco come quello veicolato tramite Evilginx dimostra che basta un clic sbagliato per far crollare l’intero castello. E quel clic, inutile dirlo, continua a essere umano.

La formazione: l’unico vero firewall umano

Siamo chiari: l’MFA è e resta una tecnologia fondamentale. Rinunciarvi sarebbe una follia.

Ma senza una cultura della sicurezza diffusa, senza un personale formato, consapevole, aggiornato e capace di riconoscere anche i segnali più sottili di un attacco, qualsiasi sistema è destinato a cedere.

Non c’è tecnologia che possa resistere all’ingenuità, alla fretta, alla distrazione. È per questo che ogni test che conduciamo serve non solo a collaudare le difese digitali, ma anche – e soprattutto – a risvegliare l’attenzione delle persone, mostrando loro che l’inganno può essere perfetto. Che la trappola può sembrare reale. Che la minaccia è dentro la posta elettronica, tutti i giorni.

Come ci si difende? Tecnologie sì, ma senza le persone non basta

Dopo aver dimostrato che anche l’MFA può essere aggirato, viene naturale chiedersi: come possiamo proteggerci davvero? La risposta non sta solo nella tecnologia, ma in un approccio multilivello che combina strumenti avanzati e formazione costante.

Le aziende dovrebbero iniziare a valutare l’adozione di soluzioni MFA resistenti al phishing, come FIDO2 o WebAuthn, che impediscono la riutilizzabilità dei token anche in caso di attacco MITM. Ma non basta. Serve monitoraggio delle sessioni, segmentazione della rete, controlli comportamentali e una solida politica di incident response.

E poi ci sono le persone. Perché puoi anche blindare ogni porta, ma se chi lavora in azienda non riconosce un finto portale o approva una notifica push MFA mentre è distratto, sei punto e a capo. Le campagne di phishing simulato, i momenti di formazione mirata e il coinvolgimento diretto sono ancora oggi tra le armi più potenti nella difesa aziendale.

In altre parole: la tecnologia è una barriera, ma la consapevolezza è l’antidoto. Chi si ferma all’MFA ha solo fatto il primo passo.

Conclusione: tra lupi e pecore, noi restiamo pastori armati

Abbiamo scelto di camminare sul filo sottile che separa l’attacco dalla difesa, convinti che solo esplorando il buio possiamo illuminare la strada. Evilginx 3 è solo uno degli strumenti che usiamo per questo viaggio nel lato oscuro della rete. Ma è anche una sveglia, una sirena, un urlo: la sicurezza non è mai definitiva. È un processo, una mentalità, una responsabilità condivisa.

Chi pensa che basti implementare l’MFA per dormire sonni tranquilli, si illude.

La sicurezza non è una scatola chiusa con un lucchetto, ma un equilibrio dinamico che si basa su tecnologia, processo e soprattutto persone formate e consapevoli.

E allora continuiamo a testare, a simulare, a violare. Non per distruggere, ma per proteggere meglio. Perché se non lo facciamo noi, lo faranno altri. E loro non verranno con buone intenzioni.

Immagine del sitoSandro Sana
Membro del gruppo di Red Hot Cyber Dark Lab e direttore del Red Hot Cyber PodCast. Si occupa d'Information Technology dal 1990 e di Cybersecurity dal 2014 (CEH - CIH - CISSP - CSIRT Manager - CTI Expert), relatore a SMAU 2017 e SMAU 2018, docente SMAU Academy & ITS, membro ISACA. Fa parte del Comitato Scientifico del Competence Center nazionale Cyber 4.0, dove contribuisce all’indirizzo strategico delle attività di ricerca, formazione e innovazione nella cybersecurity.

Lista degli articoli
Visita il sito web dell'autore

Articoli in evidenza

Immagine del sito
TamperedChef: malware tramite falsi installer di app
Di Redazione RHC - 21/11/2025

La campagna su larga scala TamperedChef sta nuovamente attirando l’attenzione degli specialisti, poiché gli aggressori continuano a distribuire malware tramite falsi programmi di installazione di a...

Immagine del sito
Bug critico da score 10 per Azure Bastion. Quando RDP e SSH sul cloud sono in scacco matto
Di Redazione RHC - 21/11/2025

Una vulnerabilità di tipo authentication bypass è stata individuata in Azure Bastion (scoperta da RHC grazie al monitoraggio costante delle CVE critiche presente sul nostro portale), il servizio g...

Immagine del sito
Rischio sventato per milioni di utenti Microsoft! La falla critica in Microsoft SharePoint da 9.8
Di Redazione RHC - 21/11/2025

Microsoft ha reso nota una vulnerabilità critica in SharePoint Online (scoperta da RHC grazie al monitoraggio costante delle CVE critiche presente sul nostro portale), identificata come CVE-2025-5924...

Immagine del sito
Garante Privacy in crisi: il Segretario Generale lascia dopo la richiesta sulle email dei dipendenti
Di Redazione RHC - 21/11/2025

Il Segretario Generale del Garante per la protezione dei dati personali, Angelo Fanizza, ha rassegnato le proprie dimissioni a seguito di una riunione straordinaria tenuta questa mattina nella sala Ro...

Immagine del sito
Dipendenti Infedeli: licenziato, rientra in azienda e resetta 2.500 password all’insaputa dell’azienda
Di Redazione RHC - 21/11/2025

Un impiegato si è dichiarato colpevole di aver hackerato la rete del suo ex datore di lavoro e di aver causato danni per quasi 1 milione di dollari dopo essere stato licenziato. Secondo l’accusa, i...