Redazione RHC : 30 Aprile 2021 10:00
Autore: Laura Primicieri
Data Pubblicazione: 29/04/2021
Compie quarant’anni proprio nel 2021 una invenzione rivoluzionaria.
Con questa nuova puntata (abbiamo già parlato del bigrigio e delle cabine telefoniche in due puntate su Red Hot Cyber), Vi raccontiamo dell’ascesa e della caduta di un mezzo di comunicazione rivoluzionario.
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Siete pronti per un tuffo nei ricordi con il Videotel?
Nato nel 1981 come protocollo sperimentale sul modello del francese Minitel e lanciato nel 1985, il Videotel visse solo una decina d’anni. A partire dalla metà degli anni ’90 la diffusione di internet rese rapidamente obsoleto questo servizio. Il Videotel era piuttosto costoso e fondamentalmente inutile per un uso prettamente casalingo che non fosse di mero svago. Come funzionava?
Il servizio era fornito dalla SIP ed era fruibile tramite un terminale apposito. Si trattava di un monitorino monocromatico CRT da 9 pollici con integrata una tastiera QWERTY e un modem. Solo il noleggio del terminale costava 7000 lire al mese (circa 3 euro e 50). Una volta avviato, il modem interno componeva il 165 e addebitava subito uno scatto, dopodiché la tariffazione proseguiva a seconda del tipo di servizio che si utilizzava. Per spiegare a cosa serviva il Videotel è necessario partire da ciò che lo popolava, ovvero le pagine.
Le pagine Videotel erano essenzialmente delle bacheche acquistate dai cosiddetti “fornitori di servizi” che potevano contenere informazioni testuali, immagini, rimandi ad altre pagine. La grafica era scarna ed essenziale e i servizi potevano essere pubblicitari, di utilità o addirittura proto-social. Fu proprio quest’ultima tipologia a far conoscere il Videotel al grande pubblico, quando furono create e rese disponibili delle rooms dove gli utenti potevano conversare. Generiche o dedicate ad argomenti e/o pubblico specifico, queste messaggerie furono di fatto le antesignane delle chat e dei newsgroup. Alcuni pub ne fecero addirittura un servizio alla clientela, come adesso le pay tv.
Ogni pagina aveva un costo, stabilito dal fornitore, che andava da 0 a 9.900 lire (circa 5 euro) per visualizzazione se gestite in modalità Prestel, mentre costavano 220 lire al minuto se erogate in modalità Teletel (le chat, manco a dirlo, erano tra i servizi più costosi).
Per accedere era necessaria una password fornita dalla SIP e associata a un’utenza telefonica. L’addebito avveniva al proprietario della password e questo implicava che il terminale potesse essere trasportato un po’ dovunque perché chi pagava era l’utilizzatore e non chi forniva la linea.
Nonostante le sue grandi potenzialità, il Videotel non decollò mai veramente: forse per diffidenza, forse per i suoi costi di sicuro non alla portata di tutti, forse perché non fu mai chiaro a cosa servisse veramente. Inoltre, le password necessarie per usare e pagare il servizio erano facilmente violabili. Si era creato un mercato “parallelo” di credenziali per usare i servizi più cari addebitando tutto a ignari sconosciuti.
Detta così, il Videotel sembra esattamente quello che è stato: l’antenato di quell’internet che siamo tutti più che abituati a usare e che tendiamo persino a dare per scontato.
Teniamo però presente che nacque e si sviluppò in un’epoca nella quale era ancora estremamente avveniristico pensare che potesse esistere un modo per “connettere” le persone tra loro e i pc erano usati esclusivamente per alcuni lavori.
Il Videotel SIP chiuse alla fine degli anni ’90, mentre il suo papà francese Minitel riuscì a vivere fino al 2012. Oggi la sua memoria si perde nelle nebbie del tempo passato, ma ci sono alcune curiosità che vale la pena ricordare:
Fonte
https://www.uniontel.it/2021/04/29/il-videotel-il-padre-dellinternet-italiano-tbt/
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