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Attacco informatico all’azienda ospedaliera universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli. E’ stato un ransomware

Attacco informatico all’azienda ospedaliera universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli. E’ stato un ransomware

Chiara Nardini : 5 Luglio 2023 20:21

Non c’è tregua per le “galline dalle uova d’oro” italiane, le aziende ospedaliere che sembrano non subire una tregua. E dopo la ASL1 Abruzzo, ora è il turno dell’azienda ospedaliera universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli.

Gli hacker criminali hanno colpito l’azienda ospedaliera con un attacco informatico di tipo ransomware. L’incidente è stato reso noto dall’agenzia per la cybersicurezza nazionale, che ha inviato una squadra di esperti per supportare l’ospedale nella gestione dell’attacco e nel ripristino dei sistemi compromessi.

Il Csirt, la squadra operativa dell'Agenzia, sta lavorando da stamattina per comprendere le esatte dimensioni dell'attacco e dare ogni forma di supporto all'ospedale napoletano per un ripristino che ci auguriamo possa essere rapido ed efficace. Rinnovo, pertanto, l'invito a tutte le realtà pubbliche del settore sanitario, i più impattati nel nostro paese, a proteggere i propri sistemi informatici adottando le soluzioni tecniche ed organizzative del caso, anche attraverso il loro aggiornamento costante per non cadere vittima di questi attacchi. Conoscere in maniera chiara e approfondita i propri sistemi e le loro dipendenze, sia tecnologiche che organizzative, e il possesso di un solido backup è la strada primaria per far fronte a questo tipo di incursioni degli hacker criminali".

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Mentre la finestra tra divulgazione pubblica di una vulnerabilità e sfruttamento si riduce sempre di più, Red Hot Cyber ha lanciato un servizio pensato per supportare professionisti IT, analisti della sicurezza, aziende e pentester: un sistema di monitoraggio gratuito che mostra le vulnerabilità critiche pubblicate negli ultimi 3 giorni dal database NVD degli Stati Uniti e l'accesso ai loro exploit su GitHub.

Cosa trovi nel servizio:
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✅ Funzione di ricerca: inserisci un codice CVE e accedi subito a insight completi e contestualizzati.


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Il direttore generale dell’agenzia, il prefetto Bruno Frattasi, ha sottolineato l’impegno del loro team operativo (Csirt) nel comprendere l’entità dell’attacco e nel fornire il necessario supporto all’ospedale. Ha inoltre invitato le altre istituzioni sanitarie pubbliche ad adottare misure di protezione per i propri sistemi informatici al fine di prevenire futuri attacchi.

Da quanto sembra, i criminali informatici hanno trafugato le password della posta elettronica dei docenti dell’ateneo, di medici, dirigenti e di moltissimi dipendenti. Pertanto si delinea come un ulteriore “Incidente di rilievo” ad una azienda ospedaliera italiana.

L’azienda Vanvitelli ha confermato che l’attacco è avvenuto il 1° luglio e sta attualmente valutando l’entità dell’incidente e la natura dei dati violati. Si è verificato un blackout informatico che ha impedito l’accesso a Internet sui computer e ha causato il blocco delle attività assistenziali presso il Policlinico di piazza Miraglia.

È fondamentale che le organizzazioni si proteggano adottando soluzioni tecniche e organizzative adeguate e mantenendo i propri sistemi informatici aggiornati. Inoltre, è essenziale comprendere in modo approfondito i sistemi e le dipendenze tecnologiche e organizzative, oltre a disporre di un backup solido per far fronte a questo tipo di attacchi.

Nonostante l’incidente, sia l’azienda Vanvitelli che l’agenzia per la cybersicurezza nazionale stanno lavorando attivamente per valutare l’entità dell’attacco e ripristinare i sistemi colpiti.

La trasparenza e la collaborazione con le autorità competenti sono fondamentali per gestire efficacemente gli attacchi informatici e ripristinare la sicurezza dei dati.

Come nostra consuetudine, lasciamo spazio ad una dichiarazione dell’azienda qualora voglia darci degli aggiornamenti su questa vicenda e saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione.

RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.

Cos’è il ransomware as a service (RaaS)

Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:

Come proteggersi dal ransomware

Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronica. Se un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

Immagine del sitoChiara Nardini
Esperta di Cyber Threat intelligence e di cybersecurity awareness, blogger per passione e ricercatrice di sicurezza informatica. Crede che si possa combattere il cybercrime solo conoscendo le minacce informatiche attraverso una costante attività di "lesson learned" e di divulgazione. Analista di punta per quello che concerne gli incidenti di sicurezza informatica del comparto Italia.

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